Questa mattina, infatti, il papà del ragazzo, allora 19enne, si è incatenato davanti al vecchio palazzo di giustizia Catanzaro, sede della Corte d'Appello e della Procura distrettuale antimafia, per far sentire ancora una volta la propria voce, «affinché - ha affermato Martino, contattato telefonicamente - quello di Filippo non sia un omicidio impunito».
Ceravolo, dopo aver pubblicato sul suo profilo Fb le foto che lo ritraggono incatenato, è stato ricevuto dal procuratore della Repubblica Nicola Gratteri, dall'aggiunto Giovanni Bombardieri e dal pm Camillo Falvo. «Dai magistrati – ha aggiunto il papà di Filippo – ho avuto ampie rassicurazioni sul fatto che, da parte loro, ci sarà il massimo impegno affinché la verità possa venire finalmente a galla. Ringrazio il procuratore Gratteri per la sensibilità dimostrata nei confronti miei e della mia famiglia». Terminato l'incontro, Martino Ceravolo ha deciso di sospendere la protesta.
Filippo Ceravolo rimase vittima di un agguato di ‘ndrangheta la sera del 25 ottobre 2012, quando aveva deciso di recarsi nel vicino a Pizzoni per andare dalla sua fidanzata. Al ritorno, però, ha chiesto un passaggio a Domenico Tassone, che sarebbe stato il vero obiettivo dei sicari i quali, invece, hanno colpito uccidendolo proprio Filippo, giovane innocente riconosciuto vittima di mafia. Nei mesi scorsi, poi, la notizia dell’archiviazione del caso da parte del gip su richiesta del pm Falvo.
Oggi, a distanza di tempo, arrivano le rassicurazioni dei magistrati del capoluogo, nella speranza che, quanto prima, si possa dare finalmente un nome all'assassino di Filippo.