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Direttore responsabile: Bruno Greco
Redazione: Salvatore Albanese, Alessandro De Padova
Reg. n. 4/2012 Tribunale VV
Ventisei ordinanze di custodia cautelare in carcere con l’accusa di associazione di stampo mafioso. E ancora: 58 indagati tra commercianti, imprenditori, artigiani e liberi professionisti e 78 perquisizioni domiciliari.
Sono soltanto alcuni dei numeri relativi alla maxi operazione "Barbarossa" condotta dai carabinieri di Asti, che ha smantellato un'organizzazione criminale di stampo 'ndranghetista attiva nelle province di Asti e Cuneo. Secondo quanto riportato dall’Agi, al sodalizio criminale gli inquirenti contestano, fra le altre cose, un omicidio, due tentati omicidi, numerose rapine, estorsioni, furti, traffico di armi e droga. Nel corso dell'indagine è stato accertato che l'associazione si era infiltrata in diversi settori economici: edile, agricolo commerciale e sportivo. Una nuova locale di 'ndrangheta con sede ad Asti, che aveva le sue ramificazioni in località "insospettabili" come Costigliole d'Asti, Agliano Terme, Castelnuovo Don Bosco, Castagnito, Canelli, Isola d'Asti, Mombercelli, Calosso e la più nota Alba. A capo della locale tre famiglie residenti in provincia di Asti, in costante contatto con gli esponenti della 'ndrangheta calabrese, in particolare delle provincie di Catanzaro e Vibo Valentia.
In ambito sportivo, è stato provato il ruolo centrale delle famiglie Catarisano e Zangrà, che controllavano le squadre di calcio dell'Asti e della Pro Asti Sandamianese mentre la famiglia Stambè aveva interessi nell'Us Costigliole Calcio e nella Motta Piccola California. Inoltre, sia gli Stambè che gli Zangrà, facevano affari con due aziende di calcestruzzi, la Concretocem Snc e la Mercurio Calcestruzzi Snc nonchè con l'azienda agricola Giacosa Sas. L'indagine, avviata nel maggio 2015, oltre alle provincie di Asti e Cuneo, ha interessato anche quelle di Alessandria, Torino, Milano e Savona.
S chiedevano il pizzo, estorcendo denaro a una decina di imprenditori locali, gestivano società di calcio con relativi impianti sportivi, smerciavano droga e armi.
«Si conclude un'articolata indagine partita a maggio 2015 da alcuni atti intimidatori avvenuti nell'Astigiano», ha spiegato il comandante provinciale dei carabinieri di Asti, Bernardino Vagnoni. Secondo l'accusa il 'capo' di riferimento, che faceva da tramite tra Asti e Vibo Valentia, era Rocco Zangrà, residente ad Alba (Cuneo).
«Un organigramma con ruoli, gradi e 'doti' assegnate a ognuno - ha aggiunto Vagnoni - e il classico rito di affiliazione, con il santino bruciato col sangue».
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