Sabato, 17 Febbraio 2018 11:36

Serra, dal Cda ombre e sospetti sulla Fondazione Chimirri. Informato il Prefetto

Scritto da Redazione
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È una polveriera che potrebbe improvvisamente scoppiare il Consiglio d’amministrazione della Fondazione Caterina Chimirri di Serra San Bruno.

L’organismo, già nel recente passato, aveva subito forti scossoni che avevano portato alle dimissioni contestuali di più componenti, ma anche adesso con la composizione del Cda quasi completamente rinnovata, tra i nuovi membri e il direttore della Fondazione pare non corra ancora buon sangue. Questa volta i consiglieri Raffaele Callà, Raffaella Nicotera, Raffaele Tassone, Vince Davide Muzzì e Salvatore Amato hanno deciso di ricorrere alla stampa e rendere pubblici alcuni elementi che fanno intuire come le cose non stiano andando in maniera lineare rispetto alle scelte gestionali dell’ente.

«L’esigenza di chiarezza riguardo alla gestione della fondazione ‘Caterina Chimirri’ – hanno spiegato i 5 componenti del Cda – ci spinge a rendere pubblica la situazione in cui versa la stessa Fondazione. L’impossibilità di prendere parte alla gestione dell’organo, determinata dall’atteggiamento della presidente del Cda che ha ripetutamente messo in discussione la nostra legittimità ad intervenire senza comunque procedere alla formalizzazione di una contestazione nelle sedi preposte, ci ha costretti a mettere in evidenza quelle che noi riteniamo delle anomalie in una missiva che abbiamo inviato al Prefetto di Vibo Valentia. In particolare – sottolineano i consiglieri –, sebbene la nostra nomina sia stata ufficializzata con decreto del sindaco di Serra San Bruno n. 22 del 19 luglio 2017, la presidente ha proceduto alla convocazione per il nostro insediamento solo a settembre dello scorso anno e solo dopo nostra esplicita richiesta di convocazione di adunanza straordinaria. In quella sede, la presidente – si legge ancora nel comunicato sottoscritto da Callà, Nicotera, Tassone, Muzzì e Amato – ci ha consentito unicamente di visionare le nomine degli insegnanti e i relativi contratti di lavoro, nomine che peraltro sono state effettuate senza coinvolgere il Cda e quindi con modalità diverse e contrarie rispetto a quanto previsto nello Statuto e contrariamente ad ogni forma di pluralità di gestione collegiale e di trasparenza. Infatti la gestione accentrata su una sola persona risulta violante della precisa volontà del compianto on. Bruno Chimirri, fondatore dell’ente, il quale ha previsto che le assunzioni e la gestione tutta debbano essere effettuate collegialmente dal Consiglio dell’ente e non solo dal presidente».

Nella nota diffusa alla stampa dai consiglieri emergono poi ulteriori tratti salienti della vicenda, resi dunque di dominio pubblico dai componenti dello stesso Cda, come quelli che fanno riferimento al fatto che «la presidente ha precisato di non essere in possesso del bilancio preventivo 2017, né del consultivo 2016 e ha riaffermato il concetto, avallato dal consulente dell’ente, secondo cui la gestione ricada esclusivamente in capo alla legale rappresentante. Quanto alla scelta di un revisore dei conti, da noi auspicata, la presidente ha obiettato che non ricorrono le condizioni economico-finanziarie per nominare tale figura. Di più – aggiungono i 5 consiglieri – sconfessando persino il suo precedente operato concretizzatosi nella convocazione del Cda, in una lettera dello scorso 18 gennaio trasmessa a noi ed al Comune di Serra San Bruno ha sostenuto che le nostre nomine, poste in essere dal sindaco, sono da considerarsi nulle per difetto assoluto di attribuzione puntualizzando che la stessa indicazione dei nominativi non può produrre alcun effetto rispetto al regolare funzionamento degli organi della fondazione. Di conseguenza, disconoscendo il nostro ruolo e considerandoci soggetti del tutto privi di legittimazione, ci ha impedito di accedere agli atti». Nel finale del comunicato i consiglieri rivelano ulteriori elementi che, in maniera ancora più pesante, rendono il quadro di incertezza che caratterizza le attuali scelte gestionali dell’ente: «Le scuole paritarie accedono ai contributi statali e regionali sulla base del numero sia degli alunni frequentanti sia di quelli che fruiscono del servizio mensa, si sottolinea che questo Cda non ha alcuna contezza circa il numero degli alunni che frequentano effettivamente, disconosce se siano stati adempiuti gli obblighi legislativi riguardanti l’accertamento delle vaccinazioni obbligatorie, nonché se siano state effettuate le comunicazioni agli Enti preposti nei tempi previsti e nel rispetto della trasparenza e delle norme vigenti in materia. In sostanza, oggi siamo all’oscuro di quanto accade nella fondazione. Il nostro senso di responsabilità e la volontà di rispettare fino in fondo la legalità – è la conclusione – ci impongono di rendere noto all’opinione pubblica quanto è accaduto e continua ad accadere alla Fondazione Caterina Chimirri che, per la prestigiosa storia e per la fondamentale funzione svolta dal punto di vista sociale ed educativo, meriterebbe di riguadagnare il lustro che le compete».

Insomma, la Fondazione Chimirri pare non stia proprio navigando in acque chete e sono sempre maggiori le ombra che si addensano sulle modalità di gestione dello stesso ente che, tra l’altro, nel corso degli ultimi anni pare abbia dovuto fare anche il conto con un consistente calo del numero degli alunni frequentanti, in netta diminuzione rispetto al passato.

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